Scale, personaggi dei quali si identifica la silouette,
chiocciole, esemplari di vegetazione marina, immagine di un orizzonte appena
delineato, sono la rappresentazione grafica di un paesaggio interiore, dove l’io
pensante si aggira, teso alla ricerca di una possibile liberazione cui Mian
tende a livello inconscio, ancora preso com’è nella rete degli attaccamenti e
delle memorie. La libertà espressiva, il colore calibrato, sono la voce
suadente e matura di cui si serve Franscesco Mian per raccontare le proprie favole. Il suo è un
linguaggio limpido e personale, ed in esso, senza indulgenze a fattori legati a
facili effetti si ravvisano una tecnica ed un contenuto che testimoniano
l’adeguata preparazione dell’autore. Maggio 1976 Dotato di un estro che va ben oltre l’elemento calligrafico
ed esula dalla funzione decorativistica, Mian porta avanti un discorso dai
contenuti convincenti, mai frammentario od evasivo, benché ancorato ad un clima
vagamente onirico, dove il fantastico ed il surreale coesistono e creano
emozioni rivelandosi prodotti eccezionali, veramente in grado di esprimere
compiutamente la personalità dell’autore.
Mariachiara Rossello Torino Settembre 1976