Francesco Mian (ligure che vive e lavora a Milano) è un dissacratore senza violenza; la sua polemica sociale e umana è raffinata ed elegante, parte da un mondo fiabesco (forse quello degli abissi marini) e si muove, ritmicamente sinuosa, verso i traguardi prefissi. I misteri di Francesco Mian vanno risolti non con la chiave del giallo e neppure del dramma, ma come una scoperta personale a cercare il contenuto delle arcane narrazioni. Nelle figure, morfologicamente surreali, esiste un certo classicismo di fondo che si ispira a civiltà antiche che nel passaggio dei tempi – o per effetto di metempsicosi – ha preso nuove strutture. O forse è il gusto del paradosso che porta Franscesco Mian a sollecitare l’immaginazione sua ed altrui. La tecnica è interessante; su grandi tavole 90x90 e 135x90 stende una preparazione di fondo a stucco a volte impastato con colori. Su questa stesura l’artista disegna in profondo un solco a incidere, che è il soggetto; poi completa l’opera con una cromia quasi monocroma con tonalità sul rosso – che predilige – sul giallo o sul verde azzurro. Nella grafica, molto curata, Francesco Mian ricalca i temi dei quadri, notevoli anche le tempere.
Vittorio Bottino Torino 1975